venerdì 30 novembre 2012

Qumran flute




La suggestione che mi sorge dentro, quando penso agli esseni, al loro lavoro, alla loro vita e alla preziosa maniera di ricomporre le tessere del mosaico metafisico.
Mistero e pathos, che si scioglie alla fine, anche se per poco, perchè dopo non si sa più cosa c'è.







Tutti i colori della concentrazione



Tra antichi insegnamenti, tecniche più o meno moderne e quant'altro, si hanno un mare di riferimenti, legati alla possibilità di meditazioni, contemplazioni e costruzioni mentali di simboli, perchè questo poi dia, a sua volta, qualcos'altro: anche fosse per imparare a regolare il giusto flusso di volontà verso una direzione verticale ascendente, sarebbe già davvero tanto.
Esporrò il mio punto di vista sulla concentrazione, il "focusing" , mettendo l'accento sui suoi aspetti caratteristici, al fine di ricompattarli in un'unica realtà e faccio questo perchè, spesso, mi rendo conto che nella nostra cultura si è ormai quasi del tutto persa la capacità di saper osservare elementi che fanno parte di noi, conoscendoli solo attraverso una sorta di pregiudizio o un clichè ed in questo giudizio solidamente giustificato, mi ha(anche) aiutato un percorso personale legato alla disciplina musicale, sia in veste di " perenne allievo", che in quella di insegnante.
Inanzi tutto la prima regola aurea, per quel che mi riguarda, è questa:
Concentrarsi non è sforzarsi
Potrebbe sembrare quasi banale  ricordare ciò ma, a proposito di cultura e più propriamente quella scolastica inferiore, c'è spesso una confusione o una non corretta suddivisione tra questi elementi
, senza che si arrivi, al solito a demonizzare una delle due cose, per enfatizzare l'altra, cedendo all'orgoglio del dualismo.
Si, perchè per me lo sforzo è utile e lo è per capire un grandioso elemento simbolico.

Quando noi ci sforziamo, cosa succede, in realtà? Perchè sentiamo uno scontro vivido e tangibile al nostro interno, come un dissidio che si genera e che ci impedisce una corretta concentrazione?
E' semplicemente tentare di superare un proprio limite, senza che si sia pronti per farlo. Allora io cerco di focalizzarmi su un qualcosa, un pensiero, un'azione, nell'osservare un oggetto o qualsiasi cosa, vado oltre, oltre la quantità di tempo/energia che il il rapporto tra la mia attenzione "reale" e il pensiero hanno e subentra, cosa?
                                              Il corpo


Siamo talmente poco abituati a gestire il pensiero in sè, che ci viene naturale attingere forza da uno dei due poli energetici/fisici presenti nella nostra struttura materiale, ovvero il sistema nervoso.(l'altro è chiaramente il sangue, che di solito si attiva "ingiustamente" per scatenare il rapporto nella forma pensiero idea-ricordo/emozione).
Mi ha sempre affascinato, come sa bene chi legge quello che scrivo e chi mi conosce, il pensiero Steineriano che vuole locata nel sistema nervoso la funzione materiale(o meglio, materialistica e la logica che ne deriva, di conseguenza) arimanica ed in quella cardio/vascolare la funzione mistica luciferica, perchè rappresenta in realtà una visione piuttosto verosimile di quello che, al di là del comune pensare, questi due "reticolati" fisici producono in relazione a noi.
Detto questo, il mio sistema nervoso inizia ad essere chiamato in causa - guardate bene che è una funzione che in realtà attiviamo noi inconsapevolmente - iniziando a produrre delle scariche elettriche vere e proprie, perchè sto cercando, in parole povere, di unire cielo e terra (corpo e anima, fisico e sopra-fisico) a discapito della mia essenza, scaricando energia in maniera violenta tra i due poli opposti, un fatto che percepirò come spossamento e irrigidimento di parti di me, talvolta insospettabili.(Suonando ed insegnando a suonare, non avete idea di quante volte, mi sono trovato di fronte gente con dolori al piede o al ginocchio, per poi scoprire che si era fatto un esercizio arrivando a "sforzarsi").

Quindi, imparare a discernere questi primi due elementi, concentrazione e sforzo,  è il primo vero passo da compiersi, onde evitare di creare quello che anche in natura esiste, ovvero una tempesta elettrica, in cui siamo noi stessi a pagarne le conseguenze, perchè noi tra cielo e terra, siamo esattamente come l'aria.

Proseguendo, è interessante prendere in esame gli elementi della concentrazione che servono a descrivere il movimento del pensiero.

Ad esempio, si potrebbe parlare di una tripartizione, fatta per praticità, in cui avremmo questo:


° Intensità di concentrazione


° Concentrazione nel tempo
  
° controllo dinamico della concentrazione

Con intensità di concentrazione, si può intendere la capacità di rendere vivida, al proprio interno, la cosa pensata.



La maggior parte di noi, non è in grado di visualizzare nella mente un oggetto di qualsiasi tipo, mantenendo chiara la sua forma, senza che appaia e scompaia in continuazione o che cambi forma, colore o punto di visuale, questo perchè non c'è nessuna disciplina" ufficiale" che ci abbia mai avvicinato a ciò, praticamente in nessun ambito(Famiglia, scuola, chiesa, lavoro), proprio perchè, dal punto di vista materiale, non si ritiene che ciò sia di minimo interesse:" non c'è un riscontro pratico in ciò, ma solo una perdita di tempo", salvo poi passare le ore a riempirci di immagini davanti a schermi di vario tipo, facendo in modo che il processo di cui sopra, sia esercitato comunque, ma in maniera passiva ed inconsapevole, trasformandoci tutti in pappagalli intellettuali, ovvero in creature che riescono a ripetersi immagini mentali, solo al momento in cui le vedono, senza che ci passi per la testa che dovrebbe esserci un processo totalmente opposto, rispetto a questo.

L'intensità si sviluppa ricavandosi uno spazio costante giornaliero in cui si immagina, si costruisce mentalmente, un unico elemento semplice, magari piccolo, come una moneta o un spillo e si cerca di rappresentarselo nella sua grandezza naturale, come se fosse davvero davanti a noi, cercando di averlo "davanti agli occhi" sempre nella stessa grandezza.

E' qui che dobbiamo tenere presente l'elemento "sforzo" ed usarlo per capire il nostro limite quotidiano: tanto più allontaniamo le "scariche elettriche" da noi, quindi tanto più agiamo nella consapevolezza di non produrre uno sforzo, tanto più riusciremo senza fatica a produrre immagini mentali nitide ed uguali a sè stesse, nei vari "frame" di pensiero che scorrono nella nostra essenza immaginativa. E qui, si parla di concentrazione nel tempo, intendendo il tutto sia come ovvia necessità di sviluppare una crescente concentrazione con una consapevole costanza quotidiana, facendo sì che nasca una vera e propria disciplina, utile per controllare i progressi, sia come capacità di controllare l'attenzione nella concentrazione.


Può sembrare banale, ciò che scriverò, ma è importantissimo ribadirlo: distrarsi da ciò che viene pensato, durante l'esercizio di immaginazione consapevole, è piuttosto naturale inizialmente.
Si inizia a produrre l'immagine e dopo un attimo potremmo pensare a mille implicazioni legate a quell'immagine, alle sensazioni di orgoglio che si avvertono nel fare quello che stiamo facendo, a ciò che abbiamo letto per arrivare a fare ciò, si può arrivare addirittura a pensare a tutt'altro, credendo di pensare all'oggetto che ci si era prefissi di visualizzare.
Quindi, quello che ci salva, è la domanda: per quanto tempo riesco a pensare ad un qualcosa, senza che io, tramite un "telefono senza fili" autogenerato, arrivi addirittura a scordarmene?

Si, perchè nella migliore delle ipotesi, riusciremo a riprendere il controllo, grazie alla volontà, dopo aver pensato di tutto nell'arco di pochi secondi, ma quello che avviene solitamente, soprattutto se non mi sono prefisso di vivere la visualizzazione in un "momento sacro", ma la sto facendo mentre faccio altro(guidare, camminare, sul posto di lavoro) è che mi scordi completamente di ciò che stavo facendo, senza fare caso a ciò  la volta successiva, rischiando di accumulare tonnellate di inutili tentativi, che si generano tutti uguali nel tempo, la vera dimostrazione del fatto che non sappiamo esercitare la volontà attraverso il pensiero, ovvero che non conosciamo l'autentica concentrazione.
Potrebbe, non tanto risolvere, quanto darci uno scossone, in questo senso, provare a contare fino a 10, mentre si pensa l'oggetto prefissato, per rendersi conto che anche con un auto-ammonimento, si hanno difficoltà notevoli(ad esempio potremmo pensare ai numeri in sè e partire nuovamente per la tangente)nel cercare di mantenere nel tempo l'energia del pensiero, per sostenere l'immagine; generalmente, ammettere senza troppi fronzoli la propria inettitudine, in questo ambito, aiuta a partire (o ripartire)con umiltà e a comprendere sempre tramite la costanza, nel momento in cui stiamo iniziando a praticare, che la volta precedente a quella in cui ci troviamo attualmente, ci siamo dissolti nel mare di flusso di pensiero automatico: sarebbe importante provare a ricordare qual'è stato il pensiero che c'ha portato fuori dalla strada maestra, per capire se abbiamo davvero coscienza di noi  in quel momento, dato che, solitamente, nemmeno quello arriviamo a ricordarci, mostrando un'altra enorme falla, nell'ambito di un'altra nostra grande alleata(di cui non parlerò qua, perchè non è propriamente in tema) che è la memoria, il nostro piede di porco apri porte a ritroso di associazioni di pensiero automatico.


Il terzo elemento, diciamo successivo, rispetto ai precedenti  che sono legati a loro, è appunto il controllo dinamico della concentrazione, ovvero iniziare a notare tutto quello sta intorno ad essa e dentro ad essa.


Una volta che, passatemi il termine, inizio a sentirmi piuttosto allenato, ovvero riesco a mantenere l'immagine dentro di me, in una forma vivida e in un lasso di tempo decoroso, ho l'energia necessaria per notare altri elementi e per tentare altro, con l'immagine stessa.
Parlando di dinamiche esterne, si può provare a sentire cosa si produce in noi a livello emozionale, cercando finalmente di comprendere come agisce un dato pensiero sul mio sentire, visto che il  pensiero è sotto il mio controllo,ma voglio essere sincero: chi riuscirà ad essere libero da qualsiasi emozione, soprattutto orgoglio o qualsiasi cosa che abbia a che vedere con quello che noi riteniamo in qualche modo "mistico", sarà già un bel pò più avanti, proprio perchè, se sto pensando ad un ogetto e come finalità ho solo quella, non si capisce perchè dovrei avere una qualsiasi emozione legata a ciò, se non per arrivare a considerarmi speciale, a causa di quello che sto sperimentando.
Nel caso in cui emozioni o sensazioni siano presenti, a vari livelli, ci si può banalmente chiedere:"perchè?" , se siamo onesti, scopriremo che non avremo ancora il totale controllo del pensiero, perchè vuol dire che una parte di esso è ancora proteso ad attivare le emozioni automatiche.

Un altra possibilità dinamica, è legata all'immagine stessa: iniziare a muoverla dentro di , con coerenza, senza che si deformi, cambi coloro o "inquadratura" e senza che si alteri, diminuendo o sbiadendo, al momento in cui si è attuato del movimento.
Potremmo anche iniziare ad aggiungere elementi sensoriali, oltre a quello della "vista": iniziare a sentire con il tatto, con il gusto, pensare al suono che fa quello oggetto se cade, se si muove, se si strofina, sempre senza perdere di vista l'intensità dell'immagine.

Nel fare tali cose, non bisogna mai e poi mai avere una vera finalità, non è come allenarsi per praticare uno sport e non è come studiare uno strumento per eseguire un brano, che già conosciamo, dobbiamo pensare che noi non sappiamo niente di quello che accadrà, solo verificare che, facendo ciò, arrivi a svilupparsi dentro di noi una facoltà latente che è come una nuova vista, non certo solo facendo questo, ma i primordi della "chiaroveggenza", cioè dell'autentica visione del vero, sono proprio qua, potenziando aspetti della nostra umanità, senza perdere di vista la nostra individualità e senza farsi fregare dalla fantasia, che è divenuta, per i più, l'ora d'aria libera del pensiero, in questo mondo(a meno che non sia davvero sviluppata come si deve).

Fare questo e farlo con costanza, in ogni caso, permette di far crescere a dismisura la propria attenzione ed è la vera auto-osservazione, che anche se non porta al di là di quello che pensiamo(forse perchè già ci siamo, dove non pensiamo, deve cambiare, appunto, solo il modo di "vedere"), aiuta ad essere più vividi  anche in "questa realtà" ed i benefici, saranno molti dato che tanta superficialità scomparirà come neve al sole e che, davvero al di là di tutto, si amplificherà la bellezza di ciò che vediamo comunque con i nostri sensi, fornendoci i mezzi per vedere colori illuminati, là dove prima vedevamo solo forme sbiadite.












giovedì 29 novembre 2012

Teoremi sacri



Per Pitagora, era necessario lo studio della matematica, era una componente fondamentale, al pari della propensione mistica del discepolo, per poter diventare poi un iniziato.
Ma perchè faceva questo?
Perchè lo riteneva necessario?
Certo non aveva a che vedere con l'idea di "intelligenza scientifica" attualmente intesa, in quanto la matematica, così come per i babilonesi, cinesi e indiani, manteneva un'importanza qualitativà e quindi andava oltre il semplice dimostrare risultati, tramite un processo logico/matematico: questo era, casomai, la risultante visibile della perfezione che stava a monte dell'algebra stessa e la prova iniziatica consisteva nel riportare in sè, tutto ciò, dato che non c'era nessun professore pronto a dare voti, ma la vita stessa lo avrebbe fatto al posto di qualsiasi didatta.
Ciò che si può presupporre, con più probabilità, è che quei numeri, combinati talvolta con geometria, talvolta con musica o addirittura tutto insieme, rappresentassero il codice simbolico strutturale dell'universo stesso e che i vari "teoremi" non fossero altro che porzioni di funzioni simboliche non intellettualmente sterili e slegate da una realtà multidimensionale, ma elementi viventi dell'universo, necessari per collegarsi ad esso, in quanto parti essenziali dell'uomo.
Analizziamo in breve il famoso teorema di Pitagora(in realtà precedente e successivo a lui) che dimostra come, in un triangolo rettangolo, l'area del quadrato costruita sull'ipotenusa sia equivalente all'area dei quadrati costruita sui cateti del triangolo stesso.


Se pensiamo un attimo alla geometria, come una strada illuminata da seguire,
non per il matematico, ma per il cercatore di sè, potremmo trovare molto in
tutto ciò.

Ad esempio, l'angolo retto di 90°, l'angolo della perfezione, della "rettitudine", appunto, genera/è generato da due lati disuguali e disuguale è il quadrato che su questi lati si va a formare, mentre il lato più grande,generatore del quadrato che è addirittura costituito dalla somma di quelli dei cateti, quindi quello che in certo modo riassume i cateti stesso, è formato da due angoli disuguali, ma soprattutto è opposto all'angolo retto, slegato da esso, non c'è modo di far combaciare questi due elementi, prescindendo dalla struttura del triangolo rettangolo.

Se volessi azzardare una lettura quasi morale, iniziatica, esoterica, potrei pensare che il quadrato dell'ipotenusa è il tutto che si ricompone solo quando due elementi(diciamolo, apparentemente) disuguali(ad esempio mente inferiore e mente superiore, chakra alti e chakra bassi, solve e coagula, cielo infinito e terra finita, solare e lunare) si incontrano nella rettitudine dell'angolo di 90°, quando si bilanciano nel giusto ordine: il termine" retto", mai come in questo caso, non è casuale.
L'angolo così formato arriva esso stesso a generare un campo di visione in cui si ha l'ipotenusa come nuovo orizzonte conquistato univocamente con la ricomposizione delle parti non uguali, ma che contengono in potenza, nella loro somma, già il tutto: l'uomo che diviene retto, ricongiungendo il sopra con il sotto, contempla l'universo ricomposto, in sè, davanti a sè, perchè lo ha correttamente scoperto in sè.
Non dovremmo stupirci di quello che esce fuori in questa visione, probabilmente quella che resta interiormente e va oltre i fogli e le figure, ma dovremmo cercare, in un certo modo di ricomporla nelle parole di questo Salmo, per capire che certe visioni non sono poi tanto morali, quanto reali, sono istruzioni per l'uso, per l'umanità.

"Poiché l'Eterno è giusto, egli ama la giustizia: gli uomini retti contempleranno il suo volto."


Ricomposto lo sguardo di sole e luna, non resta che guardarsi allo specchio dell'eternità.



mercoledì 28 novembre 2012

Transposition - ciao ciao sound of matrix


"Sound of matrix" era nato per rappresentare un percorso ben preciso, legato a simboli, matematica esoterica(aritmosofia) e musica ed il suo nome era legato a questo,ed inizialmente, 2 o 3 anni fa, non avrei mai pensato di usare il blog per parlare anche di tutto il resto, che è semplicemente la vita, attraverso me, come è inevitabile che sia in quanto individuo, divenendo la possibilità, anzi," una" delle possibilità per arrivare a conoscermi davvero a fondo e scrutare in profondità anche dove non batte la luce del sole, a volte esprimendomi in maniera sincera, a volte ricalcando un pensiero potente di qualcuno, a volte dicendo pure stronzate o parziali verità, scritte in momenti particolarmente intensi, ma sempre senza mai dire qualcosa che non ho conosciuto o che non sto conoscendo realmente, secondo un cammino di vera gnosi, in cui non sai nemmeno se alla fine, troverai qualcosa di sensato, anche se una strana aria fatta di fede potenzialmente attuale ti sostiene in piedi.
Tutto questo è qualcosa che non poteva più essere rappresentato da quel nome, un nome ai miei occhi scomodo che riconduce a elementi di un certo tipo, un nome per certi aspetti negativo.
Ecco perchè il suono della matrice diventa il "grande albero", le cui radici sono fuori dalla matrice stessa e fuori da quello che può essere visto come buono o cattivo, talmente fuori, che è la parte migliore di noi, talmente grande che non può che essere in noi.
I suoni e i simboli, ora, sono più limpidi e sono un tassello di un mosaico davvero sorprendente e commovente.

E...basta

:)



domenica 25 novembre 2012

No chakra, party (II - la trascendenza dei chakra, il Padre Nostro)



Penso sempre al fatidico esempio del dentifricio che esce dal tubetto, con un semplice gesto e che con nemmeno mille gesti nel tubetto può rientrare, quando devo rendere l'idea di qualcosa ed in questo caso lo uso per parlare nuovamente dei Chakra.
Ovviamente ciò che ho scritto nella precedente parte di questa riflessione, trova una forte, fortissima opposizione in chi, in realtà, è sicuro di percepire qualcosa in relazione alle zone fisiche del Chakra, rifacendosi ai famosi disegni antichi che vogliono indicare con esattezza l'energia vorticante impilata nelle ben note zone della spina dorsale, facendone un dogma e come tutti i dogmi, una risultante di speranza e bisogno di schematizzare, il tutto con un pizzico di materialismo, quel nuovo materialismo "spirituale" che ha la presunzione di classificare secondo immagini e concetti, ciò che per sua stessa natura è detto "ineffabile".
Quindi si legge:" ma io sento davvero qualcosa in corrispondenza di quel punto e sento davvero quel tipo di sensazione a seconda del chakra che là si trova!"
Beh, certo, questo è ovvio, perchè la sensazione fisica legata all'azione che rappresenta il chakra di turno(soprattutto per i più bassi Chakra ) è veramente là, ma ora io dico:"anche il sole lo senti sulla tua pelle e riesci a percepirlo anche ad occhi chiusi, se stai all'aperto, riconoscendone il calore e la direzione nel cielo quindi, per questo, sai anche usare il sole?"
Se io sapessi usare il sole, sarei un sole e distruggerei la terra, se io sapessi usare i chakra, così come si crede di usarli(passatemi questo termine improprio) probabilmente succederebbe la stessa cosa...non possono esserci vie di mezzo: se credo che il Chakra è quello che è, la sua energia dovrebbe apparirmi come immensa e anche la realtà fisica nè risentirebbe in maniera poderosa e questo è scritto esattamente dove appaiono i disegni dei chakra.
Quindi "Chakra aperti", che di per sè non vuol dire niente, è effettivamente percepire il loro movimento, è sentire che esiste la loro azione su di noi, quando siamo noi stessi quella data azione, ma proprio come dicevo inizialmente, il fatto che io sappia far uscire il dentifricio dal tubetto, non è la conseguenza del suo opposto: io non posso rientrare nel chakra con la meditazione localizzata.
Può anche essere vero tutto quel miscuglio di terapie fondato sui Chakra "non equilibrati" e può essere anche vero che la percezione "eterica" della zona del chakra ancestrale(lui lo è, ma noi no di certo) possa dare anche qualche particolare sensazione o visione, ma ribadisco che l'effetto , anche solo del Muladhara chakra, non percepito ma realmente utilizzato, potrebbe generare un terremoto,(così è scritto): in condizioni di normalità possiamo al massimo avvertire l'embrione della nostra esistenza terreste in quella zona e non si capisce perchè gli effetti descritti nei Veda debbano essere simbolici, mentre i Chakra sono davvero là, chi ha stabilito cosa è vero o cosa è falso?
Per fare nuovamente luce sulla possibile moderna soluzione, per capire davvero come tramite l'ascesi totale del pensiero si possa arrivare a riconquistare i chakra al pieno delle loro possibilità, mi rifaccio al celebre parallelismo tra il" padre nostro" ed le funzioni dei Chakra, ripercorse in senso discendente dal cielo, verso la terra.
Unitamente all " ego eimì/IO SONO" sempre pronunciato dal Cristo in Giovanni e sempre scritto in maiuscolo, come una sorta di Mantra dell'ultima era, arriva dalla viva voce dell'avatar definitivo la soluzione: Solo il vero IO può essere, solo l'IO può realizzare quello che prima della sua venuta era il rito iniziatico e l'IO ha bisogno di riscoprirsi logos e riscendere nella forma umana come dell'acqua calda che riscalda dopo l'inverno della razionalità.
E' il padre nostro la soluzione e la soluzione è che, al contrario di ciò che veniva indicato come vero per l'uomo ancestrale ancora privo di una vera individualità, è dall'alto che dobbiamo riprendere l'energia vitale adamitica, dal pensiero puro e vergine, che partorisce il figlio di Dio, che è Dio stesso: IO SONO.
Ricordo che Gesù offre questa preghiera ai discepoli per insegnare loro il "modo corretto per pregare", per svelare secondo la natura dell'uomo dell'ultima generazione, come attuare la giusta ricomposizione dell'energia perduta, la prova diretta che "ci si deve rivolgere direttamente a nostro padre" sapendo che lui vive in noi, superate le opposizioni, la nostra dualità raziocinante, la scoria dell' IO che diventa EGO parlante, il grillo parlante di cui alla fine, pinocchio, non ha più bisogno, quando è divenuto il vero uomo.
Gesù ricorda che la preghiera non è esteriore e va fatta in segreto(non un' accusa al mondo liturgico ebraico, per me, ma alla cerebralità/ritualità esteriore che si annida anche in un certo modo di produrre preghiere), nell'intimo, come la meditazione, ma una meditazione per qualcuno che ha la propria individualità, che è l'arma a doppio taglio della nostra generazione, così come lo era, per l'uomo antico, la sua assenza di umanità terrestre(ecco perchè, l'umanità ancestrale, formata da esseri semi-divini, con le radici nel metafisico, doveva iniziare a meditare partendo dal basso, dalla terra ed ecco perchè per loro non c'era ancora differenza tra il corpo e il non-corpo, il famoso schema dei Chakra, per loro, era più che valido).
Quindi, per quel che mi riguarda, non obbligo nessuno a credere in ciò che dico, ma spero di aver offerto uno spunto di riflessione a chi parla di Chakra aperti ed in realtà ha solo una percezione piuttosto elevata degli stessi, senza che questo voglia poi dire molto: se ci si accontenta di ciò, per me è ottimo ed è ottimo pure se si pensa che si sta facendo chissà quale cosa speciale nel percepire certe sensazioni, solo perchè prima non ci si riusciva :chi vi scrive ha sperimentato in pieno nel passato, per anni e anni, quella strada e non è inutile del tutto.
Ma l'altra non è la strada, è una Via gigantesca, che va affrontata solo quando si ha il coraggio di intraprendere un cammino in cui non avremo più parole o immagini a farci da compagne, ma bensì la percezione totale di quello che siamo senza la contraddizione che ci incatena in ogni istante.

Per scoprire se i Chakra esistono e cosa sono in realtà, dobbiamo pensare a qualcuno che c'ha indicato la direzione da intraprendere, riposta in noi, ma verso l'alto, l'alto come inizio e non come meta finale; lo stesso super-individuo che, mostrata la via con la preghiera per l'uomo nuovo ha detto, senza andare tanto per la sottile: " Allora voi farete cose che io ho fatto e anche di più grandi perché IO(logos) sono là presso il Padre", ribadendo la forza autentica del vero possesso dei Chakra.




giovedì 15 novembre 2012

No Chakra, no party

Un pò di pensieri inerenti alla concentrazione, ai chakra e alla meditazione.




Credo ormai sia sotto gli occhi di tutti l'essere diventata di pubblico dominio
la conoscenza dei Chakra, un pò come quelle parole che piano piano iniziano a prendere piede in una  lingua, parole di cui, alla fine si fa sempre un uso paradossale e mai letterale e di cui si disconosce il significato più recondito, ma reale.
E quindi c'è gente che medita sui chakra, gente che apre e chiude a proprio piacimento i chakra come fossero i finestrini di una Panda, chi usa Kundalini anche per grattarsi la schiena e chi ha il terzo occhio più aperto di Shiva, tutto presentato come se si parlasse di ricette, tisane, ginnastica, con la leggerezza di chi fa shopping per rilassarsi.
Sono anni e anni che la disciplina Yoga viene letteralmente violentata nelle palestre, nei centri benessere e nei corsi pomeridiani per casalinghe insoddisfatte(Pilates mi annoia, meglio lo Yoga, che mi rilassa), tant'è che la maggior parte delle persone che non hanno mai ficcato il naso in certe questioni, credono si tratti in realtà di una specie di ginnastica posturale, magari da farsi mentre si mangia lo yogurt.
Ok, un pò di sarcasmo...

Cosa sono i Chakra, in realtà è semplicissimo da sapere, te lo dice wikipedia, te lo dice qualsiasi sito in ogni lingua del mondo, ma diciamocela tutta: non ne sappiamo niente, ma ci piace un sacco far finta che non sia così.

Come ogni cosa che arriva da lontano  nel tempo, abbiamo una descrizione postuma, trascritta quando si sapeva che si stava già perdendo la capacità di interagire con efficacia con elementi sempre più eterei, in un mondo sempre più solido: la maggior parte dei testi religiosi sono un testamento, nel vero senso del termine, un lascito, scritto al momento in cui si sapeva che il punto di non-ritorno era prossimo;se qualcuno non avesse palesato,tramite il linguaggio scritto, quello che precedentemente era evidente per tutti, sarebbe andato perso del tutto.
E quindi una romantica, benefica, tremenda(per me) visione dei "sacri vortici" è stato incastonata nella nostra cultura, senza che molti mai si chiedano se quello che c'è arrivato fosse valido o meno per chi già trascriveva memorie di un passato diverso.
Ora, non si capisce perchè se anticamente i Chakra che erano aperti avevano "il potere di farti smuovere le montagne", oggi hanno al massimo il potere di farti sopportare mezz'ora in più il capo sul posto di lavoro: una delle due cose non torna, o i Veda sono pieni di balle o le balle le dici a te stesso.
Chiaramente la soluzione, come sempre, è nelle letture simboliche, nel cercare di comprendere cosa sia nella sua interezza il Chakra.
Ordunque, Chakra come zone del corpo, come corrispettivo sicuro ed insindacabile di una zona anatomica:
tremenda balla.

Il corpo umano stesso è un simbolo, che va dalla terra al cielo e ovviamente, se uno dovesse rapportare certe qualità, collegandole ad organi fisici/zone anatomiche legate in qualche modo a certe caratteristiche, non potrebbe che metterli in quel ordine, è univoco.
In realtà pensare che l'attività sessuale sia gestita solo, ad esempio, dal secondo chakra, in corrispondenza degli organi sessuali, è un pò come dire ad un uomo che ragiona solo con il suo membro, in una maniera più apparentemente sofisticata, ma senza che cambi troppo la sostanza.
Ciò non toglie che forse, un tempo, ci fosse una chiara connessione eterica tra parti fisiche dell'uomo e l'energia dei Chakra, ma vedere un disegno e pensare che una cosa sia esattamente così, sarebbe come credere che esista un uomo con più braccia e gambe(magari invisibili), vedendo il disegno dell'uomo vitruviano.






L'uomo è l'unico vero animale innaturalmente eretto e come tale l'unico atto a rappresentare simbolicamente, con la sua stessa struttura, l'ordine delle facoltà crescenti dal minerale al solare, dalle radici della terra al mondo superiore.
Quindi possiamo inanzitutto dire che i Chakra sono viventi in tutti e non sono minimamente separabili dall'azione a loro preposta, il Chakra esiste quando esiste l'azione del Chakra.

Con ciò, non ho spiegato poi molto, perchè non basta certo "esistere" perchè il primo Chakra sia letteralmente messo in moto come dovrebbe, anche perchè è il nostro esistere che è diverso, anche perchè gli effetti dei Chakra davvero in pieno movimento, dovrebbero essere a dir poco spaventosi, quindi un vivere sonnecchiante è naturalmente connaturato ad un Chakra che gira a velocità bassissime.Quindi cosa succede? E Cosa è successo nel tempo?
E' successo che non possiamo accendere il fuoco come prima era possibile fare, anzi, ora si rischia di bruciarsi, tentando di farlo.
La fortuna della maggior parte delle persone è che non  è in grado di concentrarsi realmente, altrimenti il rischio sarebbe sotto gli occhi di tutti: la meditazione diretta sui chakra è una meditazione su un embrione eterico a cui non corrisponde niente, se non la nostra illusione di voler sentire quello che ci siamo prefissi.
Succede che si sentano sensazioni legate alla stimolazione del corpo eterico, sentiamo qualcosa di "formicolante", lo coloriamo con le nostre fantasie preconcette(previa lettura delle facoltà del singolo Chakra) e crediamo di aver stimolato un centro del nostro corpo assopito da tempo, senza verificare, nella maggior parte dei casi, se una meditazione su un mignolo del piede avrebbe presentato gli stessi effetti; parliamo di equilibrio e positività, ma in realtà abbiamo semplicemente usato l'energia che serve ad accendere i Chakra, ovvero la Volontà, senza che il fuoco si sia realmente acceso.(ma non avendo mai visto un incendio, anche un fiammifero che brucia ci impressiona).

Così impariamo, inconsapevolmente, la stimolazione dello nostro guscio eterico che si espanderà, provocando qualche sogno intenso, qualche attimo di estasi(certo, rispetto alla monotonia della routine, basta poco) e qualche incontro strano, qualche previsione azzeccata, fino a che qualcuno, chissà come mai, arriva anche a sentirsi male o a restare bloccato(ho letto anche di maestri "moderni" che parlano di questo, dicendo che sia normale...).
Come è possibile pensare che tutto ciò sia collegato con la magnificenza di ciò che viene descritto nei testi originali, in cui si parla di ciò?
Non c'è niente che abbia a che vedere con quello, niente.
La strada è quella che non può prescindere dal contatto con il proprio Io.
Pensateci bene: stimolare i Chakra (o presunti tali) con la coscienza odierna "inquinata" da qualsiasi frutto dell'EGO, come dovrebbe aiutarci? Cosa potrebbe portarci se non un'amplificazione di quello che già conosciamo(soprattutto per i Chakra superiori) ?
Come una percezione del nostro corpo eterico, anche se estremamente vivida e presente, può farci andare oltre, mentre siamo tutti presi in una zona ben delineata? Si spera che dopo qualcosa avvenga da solo? Si pensa che ossigenando il sangue con il respiro, traendo l'aria direttamente dal Chakra, si possa arrivare a scoprire la vera potenza che ci appartiene di diritto?
Questa non è meditazione.
Ed il problema è la concentrazione, come sempre, il pensiero.
La pura attività intellettuale del passato, che unita all'azione e alla volontà "apriva" il chakra, per noi è da conquistare e non nella percezione diretta del Chakra, ma tramite il fuoco dell'IO ritrovato, tramite il pensiero asceso, l'unico in grado di trovare la strada per la vera connessione con le sacre ruote vediche.
La cosa interessante è che nelle descrizioni vediche del Kali Yuga( la nostra da ormai migliaia di anni età del ferro) si narra che oltre a quanto di più tremendo viene correttamente preannunciato, "maya" sarà parte di noi, noi saremo costituiti di questa illusione e se io agisco con la mia percezione sul fisico, sull'illusione generata dai sensi, rischio solo di sprofondare di più in essa, accellerando il processo demiurgico di cui tutti facciamo parte, al contrario dell'uomo ancestrale, fatto di puro etere, per cui agire sul fisico non aveva senso, in quanto ogni cosa era totalmente "intelletto".
Ecco l'errore: agire adesso sui Chakra così come veniva descritto  dall'uomo antico , è come cercare di aprire le braccia e volare, gettandosi da una finestra, perchè un angelo vi ha detto che per lui funziona.L'azione è parte del Chakra attivo in relazione al nostro grado di coscienza,  l'altra grossa fetta del suo movimento(direi che il rapporto è esattamente quello che si ha quando si dice che l'uomo usa il 10% del suo cervello, anzi, direi che le cose sono connaturate senza alcun dubbio) è data da una volontà dell'IO che si sviluppa tramite la concentrazione, costante e conquistata giorno dopo giorno, che riuscirà a ritroso ad illuminare il cammino di chi cerca i veri Chakra, che sono molto più di un semplice collegamento eterico, ma bensì un universo che si muove in noi e attraverso noi, creando e distruggendo all'unisono sè stesso in continuazione generando l'infinito, come solo Dio saprebbe fare.

In futuro continuerò a parlare di concentrazione, di intelletto, dei gradi di sviluppo di un'energia dell'IO tale da poter comprendere e sentire davvero come i Chakra possano risollevarci da terra.
Cercate di lavorare sugli errori della vostra mente, passo dopo passo e non su isole inabitate presenti nel vostro corpo di carne.