giovedì 29 novembre 2012

Teoremi sacri



Per Pitagora, era necessario lo studio della matematica, era una componente fondamentale, al pari della propensione mistica del discepolo, per poter diventare poi un iniziato.
Ma perchè faceva questo?
Perchè lo riteneva necessario?
Certo non aveva a che vedere con l'idea di "intelligenza scientifica" attualmente intesa, in quanto la matematica, così come per i babilonesi, cinesi e indiani, manteneva un'importanza qualitativà e quindi andava oltre il semplice dimostrare risultati, tramite un processo logico/matematico: questo era, casomai, la risultante visibile della perfezione che stava a monte dell'algebra stessa e la prova iniziatica consisteva nel riportare in sè, tutto ciò, dato che non c'era nessun professore pronto a dare voti, ma la vita stessa lo avrebbe fatto al posto di qualsiasi didatta.
Ciò che si può presupporre, con più probabilità, è che quei numeri, combinati talvolta con geometria, talvolta con musica o addirittura tutto insieme, rappresentassero il codice simbolico strutturale dell'universo stesso e che i vari "teoremi" non fossero altro che porzioni di funzioni simboliche non intellettualmente sterili e slegate da una realtà multidimensionale, ma elementi viventi dell'universo, necessari per collegarsi ad esso, in quanto parti essenziali dell'uomo.
Analizziamo in breve il famoso teorema di Pitagora(in realtà precedente e successivo a lui) che dimostra come, in un triangolo rettangolo, l'area del quadrato costruita sull'ipotenusa sia equivalente all'area dei quadrati costruita sui cateti del triangolo stesso.


Se pensiamo un attimo alla geometria, come una strada illuminata da seguire,
non per il matematico, ma per il cercatore di sè, potremmo trovare molto in
tutto ciò.

Ad esempio, l'angolo retto di 90°, l'angolo della perfezione, della "rettitudine", appunto, genera/è generato da due lati disuguali e disuguale è il quadrato che su questi lati si va a formare, mentre il lato più grande,generatore del quadrato che è addirittura costituito dalla somma di quelli dei cateti, quindi quello che in certo modo riassume i cateti stesso, è formato da due angoli disuguali, ma soprattutto è opposto all'angolo retto, slegato da esso, non c'è modo di far combaciare questi due elementi, prescindendo dalla struttura del triangolo rettangolo.

Se volessi azzardare una lettura quasi morale, iniziatica, esoterica, potrei pensare che il quadrato dell'ipotenusa è il tutto che si ricompone solo quando due elementi(diciamolo, apparentemente) disuguali(ad esempio mente inferiore e mente superiore, chakra alti e chakra bassi, solve e coagula, cielo infinito e terra finita, solare e lunare) si incontrano nella rettitudine dell'angolo di 90°, quando si bilanciano nel giusto ordine: il termine" retto", mai come in questo caso, non è casuale.
L'angolo così formato arriva esso stesso a generare un campo di visione in cui si ha l'ipotenusa come nuovo orizzonte conquistato univocamente con la ricomposizione delle parti non uguali, ma che contengono in potenza, nella loro somma, già il tutto: l'uomo che diviene retto, ricongiungendo il sopra con il sotto, contempla l'universo ricomposto, in sè, davanti a sè, perchè lo ha correttamente scoperto in sè.
Non dovremmo stupirci di quello che esce fuori in questa visione, probabilmente quella che resta interiormente e va oltre i fogli e le figure, ma dovremmo cercare, in un certo modo di ricomporla nelle parole di questo Salmo, per capire che certe visioni non sono poi tanto morali, quanto reali, sono istruzioni per l'uso, per l'umanità.

"Poiché l'Eterno è giusto, egli ama la giustizia: gli uomini retti contempleranno il suo volto."


Ricomposto lo sguardo di sole e luna, non resta che guardarsi allo specchio dell'eternità.



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