venerdì 30 novembre 2012

Tutti i colori della concentrazione



Tra antichi insegnamenti, tecniche più o meno moderne e quant'altro, si hanno un mare di riferimenti, legati alla possibilità di meditazioni, contemplazioni e costruzioni mentali di simboli, perchè questo poi dia, a sua volta, qualcos'altro: anche fosse per imparare a regolare il giusto flusso di volontà verso una direzione verticale ascendente, sarebbe già davvero tanto.
Esporrò il mio punto di vista sulla concentrazione, il "focusing" , mettendo l'accento sui suoi aspetti caratteristici, al fine di ricompattarli in un'unica realtà e faccio questo perchè, spesso, mi rendo conto che nella nostra cultura si è ormai quasi del tutto persa la capacità di saper osservare elementi che fanno parte di noi, conoscendoli solo attraverso una sorta di pregiudizio o un clichè ed in questo giudizio solidamente giustificato, mi ha(anche) aiutato un percorso personale legato alla disciplina musicale, sia in veste di " perenne allievo", che in quella di insegnante.
Inanzi tutto la prima regola aurea, per quel che mi riguarda, è questa:
Concentrarsi non è sforzarsi
Potrebbe sembrare quasi banale  ricordare ciò ma, a proposito di cultura e più propriamente quella scolastica inferiore, c'è spesso una confusione o una non corretta suddivisione tra questi elementi
, senza che si arrivi, al solito a demonizzare una delle due cose, per enfatizzare l'altra, cedendo all'orgoglio del dualismo.
Si, perchè per me lo sforzo è utile e lo è per capire un grandioso elemento simbolico.

Quando noi ci sforziamo, cosa succede, in realtà? Perchè sentiamo uno scontro vivido e tangibile al nostro interno, come un dissidio che si genera e che ci impedisce una corretta concentrazione?
E' semplicemente tentare di superare un proprio limite, senza che si sia pronti per farlo. Allora io cerco di focalizzarmi su un qualcosa, un pensiero, un'azione, nell'osservare un oggetto o qualsiasi cosa, vado oltre, oltre la quantità di tempo/energia che il il rapporto tra la mia attenzione "reale" e il pensiero hanno e subentra, cosa?
                                              Il corpo


Siamo talmente poco abituati a gestire il pensiero in sè, che ci viene naturale attingere forza da uno dei due poli energetici/fisici presenti nella nostra struttura materiale, ovvero il sistema nervoso.(l'altro è chiaramente il sangue, che di solito si attiva "ingiustamente" per scatenare il rapporto nella forma pensiero idea-ricordo/emozione).
Mi ha sempre affascinato, come sa bene chi legge quello che scrivo e chi mi conosce, il pensiero Steineriano che vuole locata nel sistema nervoso la funzione materiale(o meglio, materialistica e la logica che ne deriva, di conseguenza) arimanica ed in quella cardio/vascolare la funzione mistica luciferica, perchè rappresenta in realtà una visione piuttosto verosimile di quello che, al di là del comune pensare, questi due "reticolati" fisici producono in relazione a noi.
Detto questo, il mio sistema nervoso inizia ad essere chiamato in causa - guardate bene che è una funzione che in realtà attiviamo noi inconsapevolmente - iniziando a produrre delle scariche elettriche vere e proprie, perchè sto cercando, in parole povere, di unire cielo e terra (corpo e anima, fisico e sopra-fisico) a discapito della mia essenza, scaricando energia in maniera violenta tra i due poli opposti, un fatto che percepirò come spossamento e irrigidimento di parti di me, talvolta insospettabili.(Suonando ed insegnando a suonare, non avete idea di quante volte, mi sono trovato di fronte gente con dolori al piede o al ginocchio, per poi scoprire che si era fatto un esercizio arrivando a "sforzarsi").

Quindi, imparare a discernere questi primi due elementi, concentrazione e sforzo,  è il primo vero passo da compiersi, onde evitare di creare quello che anche in natura esiste, ovvero una tempesta elettrica, in cui siamo noi stessi a pagarne le conseguenze, perchè noi tra cielo e terra, siamo esattamente come l'aria.

Proseguendo, è interessante prendere in esame gli elementi della concentrazione che servono a descrivere il movimento del pensiero.

Ad esempio, si potrebbe parlare di una tripartizione, fatta per praticità, in cui avremmo questo:


° Intensità di concentrazione


° Concentrazione nel tempo
  
° controllo dinamico della concentrazione

Con intensità di concentrazione, si può intendere la capacità di rendere vivida, al proprio interno, la cosa pensata.



La maggior parte di noi, non è in grado di visualizzare nella mente un oggetto di qualsiasi tipo, mantenendo chiara la sua forma, senza che appaia e scompaia in continuazione o che cambi forma, colore o punto di visuale, questo perchè non c'è nessuna disciplina" ufficiale" che ci abbia mai avvicinato a ciò, praticamente in nessun ambito(Famiglia, scuola, chiesa, lavoro), proprio perchè, dal punto di vista materiale, non si ritiene che ciò sia di minimo interesse:" non c'è un riscontro pratico in ciò, ma solo una perdita di tempo", salvo poi passare le ore a riempirci di immagini davanti a schermi di vario tipo, facendo in modo che il processo di cui sopra, sia esercitato comunque, ma in maniera passiva ed inconsapevole, trasformandoci tutti in pappagalli intellettuali, ovvero in creature che riescono a ripetersi immagini mentali, solo al momento in cui le vedono, senza che ci passi per la testa che dovrebbe esserci un processo totalmente opposto, rispetto a questo.

L'intensità si sviluppa ricavandosi uno spazio costante giornaliero in cui si immagina, si costruisce mentalmente, un unico elemento semplice, magari piccolo, come una moneta o un spillo e si cerca di rappresentarselo nella sua grandezza naturale, come se fosse davvero davanti a noi, cercando di averlo "davanti agli occhi" sempre nella stessa grandezza.

E' qui che dobbiamo tenere presente l'elemento "sforzo" ed usarlo per capire il nostro limite quotidiano: tanto più allontaniamo le "scariche elettriche" da noi, quindi tanto più agiamo nella consapevolezza di non produrre uno sforzo, tanto più riusciremo senza fatica a produrre immagini mentali nitide ed uguali a sè stesse, nei vari "frame" di pensiero che scorrono nella nostra essenza immaginativa. E qui, si parla di concentrazione nel tempo, intendendo il tutto sia come ovvia necessità di sviluppare una crescente concentrazione con una consapevole costanza quotidiana, facendo sì che nasca una vera e propria disciplina, utile per controllare i progressi, sia come capacità di controllare l'attenzione nella concentrazione.


Può sembrare banale, ciò che scriverò, ma è importantissimo ribadirlo: distrarsi da ciò che viene pensato, durante l'esercizio di immaginazione consapevole, è piuttosto naturale inizialmente.
Si inizia a produrre l'immagine e dopo un attimo potremmo pensare a mille implicazioni legate a quell'immagine, alle sensazioni di orgoglio che si avvertono nel fare quello che stiamo facendo, a ciò che abbiamo letto per arrivare a fare ciò, si può arrivare addirittura a pensare a tutt'altro, credendo di pensare all'oggetto che ci si era prefissi di visualizzare.
Quindi, quello che ci salva, è la domanda: per quanto tempo riesco a pensare ad un qualcosa, senza che io, tramite un "telefono senza fili" autogenerato, arrivi addirittura a scordarmene?

Si, perchè nella migliore delle ipotesi, riusciremo a riprendere il controllo, grazie alla volontà, dopo aver pensato di tutto nell'arco di pochi secondi, ma quello che avviene solitamente, soprattutto se non mi sono prefisso di vivere la visualizzazione in un "momento sacro", ma la sto facendo mentre faccio altro(guidare, camminare, sul posto di lavoro) è che mi scordi completamente di ciò che stavo facendo, senza fare caso a ciò  la volta successiva, rischiando di accumulare tonnellate di inutili tentativi, che si generano tutti uguali nel tempo, la vera dimostrazione del fatto che non sappiamo esercitare la volontà attraverso il pensiero, ovvero che non conosciamo l'autentica concentrazione.
Potrebbe, non tanto risolvere, quanto darci uno scossone, in questo senso, provare a contare fino a 10, mentre si pensa l'oggetto prefissato, per rendersi conto che anche con un auto-ammonimento, si hanno difficoltà notevoli(ad esempio potremmo pensare ai numeri in sè e partire nuovamente per la tangente)nel cercare di mantenere nel tempo l'energia del pensiero, per sostenere l'immagine; generalmente, ammettere senza troppi fronzoli la propria inettitudine, in questo ambito, aiuta a partire (o ripartire)con umiltà e a comprendere sempre tramite la costanza, nel momento in cui stiamo iniziando a praticare, che la volta precedente a quella in cui ci troviamo attualmente, ci siamo dissolti nel mare di flusso di pensiero automatico: sarebbe importante provare a ricordare qual'è stato il pensiero che c'ha portato fuori dalla strada maestra, per capire se abbiamo davvero coscienza di noi  in quel momento, dato che, solitamente, nemmeno quello arriviamo a ricordarci, mostrando un'altra enorme falla, nell'ambito di un'altra nostra grande alleata(di cui non parlerò qua, perchè non è propriamente in tema) che è la memoria, il nostro piede di porco apri porte a ritroso di associazioni di pensiero automatico.


Il terzo elemento, diciamo successivo, rispetto ai precedenti  che sono legati a loro, è appunto il controllo dinamico della concentrazione, ovvero iniziare a notare tutto quello sta intorno ad essa e dentro ad essa.


Una volta che, passatemi il termine, inizio a sentirmi piuttosto allenato, ovvero riesco a mantenere l'immagine dentro di me, in una forma vivida e in un lasso di tempo decoroso, ho l'energia necessaria per notare altri elementi e per tentare altro, con l'immagine stessa.
Parlando di dinamiche esterne, si può provare a sentire cosa si produce in noi a livello emozionale, cercando finalmente di comprendere come agisce un dato pensiero sul mio sentire, visto che il  pensiero è sotto il mio controllo,ma voglio essere sincero: chi riuscirà ad essere libero da qualsiasi emozione, soprattutto orgoglio o qualsiasi cosa che abbia a che vedere con quello che noi riteniamo in qualche modo "mistico", sarà già un bel pò più avanti, proprio perchè, se sto pensando ad un ogetto e come finalità ho solo quella, non si capisce perchè dovrei avere una qualsiasi emozione legata a ciò, se non per arrivare a considerarmi speciale, a causa di quello che sto sperimentando.
Nel caso in cui emozioni o sensazioni siano presenti, a vari livelli, ci si può banalmente chiedere:"perchè?" , se siamo onesti, scopriremo che non avremo ancora il totale controllo del pensiero, perchè vuol dire che una parte di esso è ancora proteso ad attivare le emozioni automatiche.

Un altra possibilità dinamica, è legata all'immagine stessa: iniziare a muoverla dentro di , con coerenza, senza che si deformi, cambi coloro o "inquadratura" e senza che si alteri, diminuendo o sbiadendo, al momento in cui si è attuato del movimento.
Potremmo anche iniziare ad aggiungere elementi sensoriali, oltre a quello della "vista": iniziare a sentire con il tatto, con il gusto, pensare al suono che fa quello oggetto se cade, se si muove, se si strofina, sempre senza perdere di vista l'intensità dell'immagine.

Nel fare tali cose, non bisogna mai e poi mai avere una vera finalità, non è come allenarsi per praticare uno sport e non è come studiare uno strumento per eseguire un brano, che già conosciamo, dobbiamo pensare che noi non sappiamo niente di quello che accadrà, solo verificare che, facendo ciò, arrivi a svilupparsi dentro di noi una facoltà latente che è come una nuova vista, non certo solo facendo questo, ma i primordi della "chiaroveggenza", cioè dell'autentica visione del vero, sono proprio qua, potenziando aspetti della nostra umanità, senza perdere di vista la nostra individualità e senza farsi fregare dalla fantasia, che è divenuta, per i più, l'ora d'aria libera del pensiero, in questo mondo(a meno che non sia davvero sviluppata come si deve).

Fare questo e farlo con costanza, in ogni caso, permette di far crescere a dismisura la propria attenzione ed è la vera auto-osservazione, che anche se non porta al di là di quello che pensiamo(forse perchè già ci siamo, dove non pensiamo, deve cambiare, appunto, solo il modo di "vedere"), aiuta ad essere più vividi  anche in "questa realtà" ed i benefici, saranno molti dato che tanta superficialità scomparirà come neve al sole e che, davvero al di là di tutto, si amplificherà la bellezza di ciò che vediamo comunque con i nostri sensi, fornendoci i mezzi per vedere colori illuminati, là dove prima vedevamo solo forme sbiadite.












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