mercoledì 10 agosto 2011

I Koan del guerriero



Non presenterò qua la mia opinione su C.Castaneda(si è detto tutto ed il contrario di tutto e la mia opinione, si perderebbe nei contrasti), ma solo alcune "lacrime concettuali"(in una lista che, di tanto in tanto, aggiornerò), che, a causa della loro potenza anti-pensiero dialettico, assumono, talvolta, la valenza di veri e propri Koan Zen, rappresentando una miniera preziosa di coscienza stampata per chi vuole abbandonare le fumose vie del raziocinio ad ogni costo e per chi , furbescamente, ha intravisto la possibilità di trarne una sin troppo generosa ispirazione, per i propri scritti. (P.C.)

Solo un pazzo accetterebbe il compito di diventare un uomo di sapere.Un uomo con la mente lucida, deve essere attirato a farlo con l'inganno.Ci sono eserciti di invididui che si dedicherebbero volentieri a tale missione, ma essi non contano. Di solito sono pazzi, teste vuote che esteriormente sembrano apposto, ma si tradiscono appena sono messi sotto pressione, appena sono riempito d'acqua.


Un guerriero pensa alla propria morte, quando le cose si fanno nebulose.
L'idea della morte è la sola in grado di temprare il nostro spirito.





Un guerriero deve sapere prima di tutto, che le sue azioni sono inutili e, nonostante ciò, deve procedere come se lo ignorasse. Questa è la follia controllata dello sciamano.

Un guerriero non ha nè onore nè dignità, non ha famiglia nè nome nè patria ma solo vita da vivere e, per questo, il suo solo legame con gli altri uomini, è la sua follia controllata



Un guerriero vive agendo, non pensando di agire e neppure pensando a quello che penserà quando avrà finito d'agire.


Un guerriero può scegliere di restare completamente impassibile e di non agire mai e di comportarsi come se, tale impassibilità, sia davvero importante per lui(
Lao-tzu  ndr.); anche in questo, sarebbe del tutto fedele a sè stesso, perchè anche questa sarebbe la sua follia controllata


L'uomo comune vince o perde e, a seconda dei casi, si fa persecutore o vittima.
Queste due condizioni hanno ragione di esistere finchè un uomo non vede: il vedere disperde ogni illusione di vittoria, sconfitta o sofferenza.


Negare sè stessi, è un atto d'indulgenza.

L'indulgenza del negarsi è di gran lunga la peggiore; ci induce a credere di compiere grandi cose, quando di fatto, siamo fermi nel nostro ego.


In nessuna circostanza, ciò che gli esseri umani fanno, può essere più importante del mondo.
Un guerriero, quindi, considera il mondo un mistero infinito e le azioni degli uomini, un'infinita follia.


GLi uomini non capiscono quasi mai che è possibile tagliare fuori qualsiasi cosa dalla propria vita, in qualunque momento, con un battito di ciglia.


Un guerriero non ha bisogno di una storia personale: un giorno scopre che non gli è più necessaria e l'abbandona.


Finchè si considera la cosa più importante del mondo, un uomo è incapace di apprezzare, nel giusto modo, la realtà che lo circonda: è come un cavallo con i paraocchi; tutto ciò che vede è sè stesso, separato dal resto.(
vedi L'uomo nella natura dell'uomo )


Un guerriero agisce come se sapesse quello che fa, mentre in effetti non sa nulla.










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