mercoledì 5 dicembre 2012

Storia del ruscello e del letto.



"C'è un ruscello che scorre nel suo letto.
Al momento in cui esce, sgorgando, dalla sorgente, si scorda quasi del tutto di essere acqua che nasce come acqua ed inizia a scorrere.
Il suo letto è l' unica cosa che conosce e che sente: questo l
o guida, lo porta in alto ed in basso, lo fa girare, lo divide con le rocce, lo ricompatta con le profondità, lui sente questo; il letto è come sua madre e suo padre, anche se non risponde mai alle sue domande, domande su chi sia lui in realtà.
Il ruscello ama davvero il suo letto, non esisterebbe senza di lui e dal suo punto di vista, è quasi del tutto convinto che sia lui a farlo muovere, con il suo abbraccio sicuro; lo ama talmente tanto da temere la pioggia, perchè ha paura di straripare e finire chissà dove, lo ama talmente tanto da aver paura del sole troppo splendente, perchè teme di sfumare verso l'alto, verso il cielo, così simile a lui nel colore, ma così enorme ed immenso, rispetto a lui, da levare il respiro.
Ma un giorno, il corso dell'acqua e del letto, passa sul limitare del dorso di una montagna e, guardando verso il basso, appare il mare.
Il ruscello vede il mare: grande come il cielo, più forte delle pioggia ed il sole lo illumina completamente, senza asciugarlo, ma facendolo risplendere, duttile e liquido come lui era.
Poi subito via, la strada continua.
Ma il ruscello è cambiato in quell'attimo, sente che il letto è stretto, sente allora che ogni cosa è possibile perchè lui, che è acqua, lo rende possibile adattandosi e muovendosi e che anzi, il letto limita la sua natura, pur permettendogli di essere sempre in divenire, ma solo in una direzione e con lo stesso ritmo, al contrario di quella immensità di acqua che aveva visto: ferma ed in movimento, eppure ovunque in tutte le direzioni, senza tempo, perchè ha tutto il tempo possibile in ogni luogo possibile,con la luce del sole che diventa più potente grazie ad esso, con la pioggia che ne esalta le virtù, con un letto talmente enorme, da non esistere se non come riflesso del movimento dell'acqua.
Quindi il ruscello inizia a scoprirsi ed inizia a capire, a capire che lui, in realtà,  è questo e non è totalmente simile a quella montagna d'acqua infinita solo a causa del suo letto, perchè, per il resto, anche lui riflette il cielo ed il sole, dominando la terra con le carezze, anche lui, se avesse un letto più grande, si potrebbe espandere come e dove vorrebbe, essendo in più punti contemporaneamente, sente che gli manca una cosa, lo spazio, ma che quando lo ritroverà, saprà apprezzarlo, saprà farlo fruttare, saprà davvero essere grato e grato torna pure ad esserlo nei confronti del letto, perchè ha capito a cosa serve:a dargli la possibilità di superare la paura di essere separato, da ciò che ,anche lui, si porta dentro di sè, una cosa che puoi affrontare solo essendo separato e solo partendo dalla paura, conoscendola nel limite apparentemente reale e realmente apparente.
E con la terra sotto ed il cielo sopra, si avvia verso la fine del suo percorso, fondendosi con le lame di luce del sole nella vastità della grande acqua, scoprendo il sale dell'alchimia del mare, che unisce sole e acqua e lui non ha paura di finire, perchè già sapeva chi era e non avrebbe mai potuto saperlo nè come acqua di sorgente, nè come mare, ma solo nel percorso tra di essi.
E un pò di quel ruscello, ha reso più grande e luminoso il mare, anche se insieme, erano già l'acqua del mondo, senza separazione.

2 commenti:

  1. Contemplare la vastità da misura della propria finitezza e nel riconoscerla, la possibilità di superarla. Ma in quella vastità bisogna in parte essersi riconosciuti, per trovare la forza dirompente che spezza le catene della paura.

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  2. come hai espresso bene. Tante volte ho letto, sentito e pensato a questo concetto. Mi è piaciuto tanto il tuo racconto, mi aiuta ancor di più. Ho sentito la mia appartenenza al letto del fiume e al mare. All'acqua che sono. grazie per questo e per tutti gli altri scritti in particolare quello delle stelle in basso. grandioso. grazie. Nadia

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