giovedì 20 ottobre 2011

Continuare a cavalcare la tigre

È l'intelletto superficiale che non presta all'antichità la dovuta reverenza.


Erasmo Da Rotterdam


Chi o cosa è la tigre?
Che bestia è quella che, in questo celebre detto tratto dalla sapienza orientale, deve essere tenuta a bada, ma solo essendo affrontata direttamente, proprio per la nostra impossibilità stessa di staccarci da essa?
Questo animale è il mondo, il mondo in cui siamo conficcati, mansueto quando non lo riconosciamo e ci adagiamo in lui e quando accettiamo di buon grado le sue semplici e sin troppo logiche strade, iroso quando iniziamo a scorgere in esso la natura di prigione e carceriere, allora cercherà di scavalcarci, di buttarci fuori, perchè stiamo in questo, senza più riconoscerci in questo.
Allora si comprende come mai in pochi possono farlo, come pochi siano coloro che non cedono alla lusinga delle rivelazioni appaganti e sovversive della mente umana, che se mai ha avuto un autentico sviluppo, è solo legato alla capacità di immaginare, fantasticare, al fine di perdersi in universi di ipotesi solide come ghiaccio al sole.
E' noto come aumenti sempre di più la capacità della tigre di manipolare le idee che gli sprovveduti hanno dei domatori del passato che essa stessa ha dovuto fronteggiare, attaccando proprio coloro che svelerebbero l'inganno, con un sottile gioco di capovolgimento dei ruoli, in cui non si vuole occultare, ma bensì mettere su un piedistallo e sotto una luce nuova, chi, quel tipo di luce, proprio non la voleva.
Ed ecco Pitagora allontanato dai più grazie alle quantità dei numeri, Giordano Bruno divenuto uno dei simboli della lotta contro il potere temporale della chiesa, Renè Guenon  massone.
Altri sono stati accorpati in branche di filosofia e teologia, ridefinendo con collocazioni accademiche, quello che a stento delle loro vite si può tutt'ora descrivere, come D'Aquino, Eckarth o il sopraccitato Erasmo Da Rotterdam.
Ma questo dovrebbe far riflettere, proprio questo...queste fulgide esistenze terrene, finchè hanno cavalcato in vita, sono state rifiutate dal mondo che in nessun modo poteva piegare alla propria volontà; il mondo/tigre deve aspettare la morte terrena e usare la sua arma fatta di tempo e conformazione del pensiero e cercare di piegare il ricordo che questi, finalmente vivi in altri non-luoghi e dopo aver dovuto lottare in questo ring, hanno lasciato a noi.
E quindi, noi, cosa possiamo fare?
Possiamo iniziare a mantenerci saldi sull'animale, perchè sicuramente non accetterà questo tipo di conoscenza, questa realtà fatta idee che attraversano persone(e non il contrario)idee che si perdono in seno all'infinito, che rendono grandi senza inorgoglire, coloro che le accolgono.
Bisogna iniziare a renderci conto dell'infinita necessità che esiste di evadere e di resistere, ma prima bisogna ricostruire il messaggio, nei suoi mille frammenti dispersi e tenuti nascosti, più ci si avvicina alla scoperta e più si inizierà a vacillare, se crediamo che ci sia qualcosa in esso che abbia una logica mondiale; più iniziamo a sentirci serenamente folli, più avremo capito che il contrasto tra noi e la belva si è elevato.
Allora potrà iniziare la lotta, la lotta per mantenere quello che niente e nessuno ha interesse ad urlare IN questo mondo, ma solo per urlarlo ancor più forte  CONTRO, questo mondo, in modo che la voce possa squarciare il velo e continuare a viaggiare, dove finalmente potrà ritrovarsi.

I mali che non si avvertono sono i più pericolosi.

La vita umana nel suo insieme, non è che un gioco, il gioco della pazzia.



 Erasmo Da Rotterdam


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