lunedì 9 maggio 2011

Massimo Scaligero - l'ultimo antroposofo


Iniziato del '900 alle Scienze Occulte. Antonio Sgabelloni (Veroli, 17 settembre 1906 - Roma, 26 gennaio 1980), con lo pseudonimo di Massimo Scaligero, sarà il grande e indiscusso continuatore in Italia della grande opera di Rudolf Steiner. Avvicinatosi alla Scienza dello Spirito,su suggerimento del suo amico J. Evola, incontra il dott. Colazza il quale lo guiderà nei primi passi nei meandri dell'Antroposofia. A Roma, dove si svolgerà gran parte della sua attività insieme alla cugina Mimma, pubblicherà diversi scritti. La sua opera tende alla liberazione del pensiero, la chiave di volta dei nuovi tempi.Iniziato del '900 alle Scienze Occulte. Antonio Sgabelloni (Veroli, 17 settembre 1906 - Roma, 26 gennaio 1980), con lo pseudonimo di Massimo Scaligero, sarà il grande e indiscusso continuatore in Italia della grande opera di Rudolf Steiner. Avvicinatosi alla Scienza dello Spirito,su suggerimento del suo amico J. Evola, incontra il dott. Colazza il quale lo guiderà nei primi passi nei meandri dell'Antroposofia. A Roma, dove si svolgerà gran parte della sua attività insieme alla cugina Mimma, pubblicherà diversi scritti. La sua opera tende alla liberazione del pensiero, la chiave di volta dei nuovi tempi.


Formatosi agli studi umanistici, li integrò con una conoscenza logico-matematica e filosofica, e con una pratica empirica della fisica. Attraverso studi ed esperienze personali individuò le linee direttive di una realtà originaria del pensiero per dimostrare l'inanità discorsiva della dialettica. Studioso di Nietzsche, di Stirner e di Steiner, approdò attraverso lo Yoga e lo studio delle Dottrine Orientali ad una sintesi personale che gli diede modo di riconoscere in Occidente il senso riposto dell'Ermetismo e il filone aureo di un insegnamento perenne, riconducente alla “Fraternitas” dei Rosacroce. Fu fra i maggiori prosecutori delle idee di Rudolf Steiner e contribuì a far conoscere e diffondere in Italia la Scienza dello Spirito. Elemento essenziale del contributo di Scaligero all'antroposofia è l'indicazione costante della Via del pensiero come attitudine teorica e pratica dello sviluppo della personalità di ciascuno - quindi dell'Io – che egli, nell'opera Tecniche della concentrazione interiore descrive così: "L'uomo conosce e in qualche modo domina il mondo, mediante il pensiero. La contraddizione è che egli non conosce né domina il pensiero. Il pensiero permane un mistero a se stesso. La filosofia, la psicologia, traggono alimento da esso, ma, da quando esistono, non mostrano di aver afferrato il senso del suo movimento, il contenuto ultimo del processo logico, del quale si giovano per le loro strutture dialettiche. Ritengono che il pensiero sia la dialettica, coincida con la dialettica: nasca e finisca come dialettica. Ai fini del Sapere, l'oggettività esteriore sorge come sistema di valori nella coscienza umana, ma questa ignora di istituire il fondamento di quella e di determinare l'oggettività come concetto, prima della consapevolezza dialettica del concetto medesimo. Logicamente, l'uomo sa che cosa è un concetto, ma ignora che cosa esso sia come forza e come nasca e quale il suo potere di compimento nel reale: che è più che il suo apparire dialettico e logico: il potere medesimo della vita".

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