Il simbolismo, è quasi sicuramente l'aspetto più ancestrale dell'umanità, una specie di richiamo atavico, che funziona da sempre solo se c'è l'uomo e senza cui l'uomo potrebbe esistere, nella ricerca di alcune parti fondanti di sè stesso.
Quello che abbiamo adesso, massicciamente diffuso, è tutto quello che di peggiore si può avere, per comprendere ciò: interpretazioni soggettive, basate su intellettualismi competitivi, assenza di umilità che permetta di dissipare il velo dell'ego, per guardare nella giusta direzione ed una "scienza" , che quando non si muove, come accade per la fisica quantistica, con assoluta discrezione e sobria capacità di giudizio, è convinta di affondare i denti nella più pura essenza del valore espresso dal simbolo, fallendo miseramente in una fantastica operazione auto-descrittiva.
Quindi da una parte abbiamo zeitgeist, con i suoi grossolani errori di interpretazione della tradizione solare, che è bene ricordare come tremendi , in quanto il sole è sempre stato, a sua volta, un simbolo e non viceversa, l'anti-zeitgeist, chiaro "cane da guardia" della chiesa e della religione istituzionale, che non fa altro che riportare all'ordine costituito(si, ma da pochi) e che si guarda bene dal parlare di tradizione iniziatica e simbolismo, sino ad arrivare a quello che, iniziato da Jung in buona fede, è finito nella fiera dell'interpretazione più selvaggia e ridicola: i deliri dei segnali massonici, gli alieni, gli angeli e tutto quello che, fieramente va a costruire un possente muro, nei confronti della conoscenza del simbolo stesso.
Premesso che nessuno, in questa sede, stia negando l'esistenza di branche massoniche deviate, spesso implicate con l'elitè economica/finanziaria, che pilota come meglio può, le sorti del mondo o l'esistenza di alieni, entità extra-dimensionali, che siano a loro volta creature aliene, buone, cattive o quant'altro, tutto questo non risponde assolutamente alla più banale della domanda: il significato del simbolo, o , meglio ancora il perchè della sua esistenza e la sua funzione, enormemente connessa con noi.
Le antiche religioni Vediche, così come quelle greche, lo zoroastrismo e potremmo andare avanti per molto, individuavano, nel bestiario di divinità, vari aspetti dell'esistenza ; gli dei erano simboli a loro volta, che descrivevano parti di una verità più grande: il mito è uno dei più grandi simboli, dietro al mito esiste il simbolo stesso e non viceversa.
Dietro al simbolo esiste qualcosa, per cui, le parole di nessuno, possono funzionare per un'autentica descrizione ed è questo che deve essere ben capito.
Il simbolismo, che al contrario di quanto si possa pensare è dinamico, per quanto antico e totalmente perfetto, nella sua capacità di sintesi, è il ponte di accesso tra noi ed il linguaggio ancestrale, un linguaggio non fatto di parole e concetti, ma di puro pensiero e di pura sensazione che poi si va a sostituire al pensiero stesso.
Ogni forma di meditazione simbolica, era ed è legata a questo: costruire il simbolo, consapevoli del suo valore più terreno, il migliore possibile (ad esempio, la rosa, come fusione della purezza di una pianta e del sangue dell'uomo, epurato dalle passioni e dalla rabbia) ed esserne profondamente consci, poi, piano piano, lasciare che il simbolo, come immagine, lasci il posto al processo, qualunque questo sia, che ha permesso la costruzione di esso e affrontare quello che c'è oltre, che, per la "sfortuna di chi vende infinito e genesi in 24h", non può essere in alcun modo mostrato.
Dobbiamo pensare che il caos simbolico che stiamo vivendo, in quanto esistente, non osteggiato, pesantemente diffuso e saccentemente rivoltato, con presunte basi scientifiche, è esattamente la fine dell'identità più autentica dell'uomo...come dare significati diversi ad ogni immagine della nostra infanzia ed adolescenza e arrivare ad essere adulti, senza sapere chi siamo o pensando di essere altro, magari lasciandolo proferire al guru di turno.
Esiste una tradizione, che, ripeto, non è statica, non è morta(anzi, è più viva di noi) e che è, per lo più, nell'etere ; anche se grandi menti, mostrando una sensibilità abnorme senz'altro "divina", ci hanno aiutato, tramite i loro lavori e scritti, a farci arrivare chiari(solo per chi riesce a scorgerlo, il chiaro) segni di quello che, istituzionalmente, storicamente e umanamente, è perduto, la parola stessa "tradizione" è stato trasformata totalmente, rispetto a quello che anticamente era.
Ovviamente il simbolo non è una necessità, come niente può e deve esserlo: quello che è necessario, è capire, però, quando ci si trova di fronte ad esso, come mai esiste in quel momento, in quel modo e come mai "proprio a me", dato che il simbolismo è ovunque, nelle parole, nella musica, nelle immagini, nel pensiero e, soprattutto nella natura, intesa come espressione di un contesto più ampio possibile, in cui l'uomo vive.
La porta tra l'umanità e la sua elevazione non è fatta di intellettualismo, sforzo cerebrale e quantità di stima ricevuta, ma bensì è un cammino in cui l'impossibile diventa la norma, in cui l'impercettibile è la prova che ci aspetta, la cui ricompensa, non è sotto gli occhi di tutti, ma solo in noi, bisogna essere vigili, allontanarsi dal caos di youtube, dalle interpretazioni che si pongono come definitive e da chi associa male e bene, ai simboli: costoro hanno già perso, non fatevi trascinare in uno stato di morte più profondo, rispetto a quello in cui state, siate voi la vostra chiave di ricerca, sentite il senso di devozione, dentro di voi, per qualsiasi cosa riteniate ancestralmente enorme, rispetto a voi: se qualcosa brucia, vi fa sentire stupidi e vi fa sentire, per contrasto, troppo superiori rispetto tutto ciò, bene, sappiate che avete appena individuato il vostro nemico e non siete poi così liberi, perchè, intimamente, vi sentite già completi e nessuno lo è mai, ma può solo pensare di esserlo.
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